PARLIAMO DI...

Inserimento
E’ il vero ‘debutto in società’, un passo importante verso l’autonomia. Molti genitori però vivono il primo periodo, quello dell’inserimento anche con un po’ di preoccupazione: il bambino si troverà bene? Piangerà? Soffrirà per il distacco?





“Non ha senso illudersi che questo passaggio possa avvenire in modo del tutto indolore. Capita di sentire mamme dire ‘il mio non avrà problemi perché è socievole’, oppure ‘tanto è abituato a giocare con i cugini’ … ma le espressioni di disagio in una circostanza come questa sono normali. E la cosa migliore da fare è accettarle con serenità”.

E’ quasi inevitabile, insomma, che il bambino pianga al momento del distacco. Anzi, il pianto è un modo per scaricare la tensione.“Al momento dei saluti è liberatorio e non deve preoccupare, anche perché nella maggior parte dei casi finisce in fretta. Capita invece che al bambino venga il magone nel corso della mattinata, perché gli viene in mente la mamma oppure è disorientato. In questi casi può aver bisogno di un po’ di tempo in più per ambientarsi e l’inserimento può richiedere una durata superiore alle classiche due settimane”.

La scuola dell'infanzia è infatti una palestra importante. Il bambino, forse per la prima volta, non ha l’adulto tutto per sé, deve imparare a dividere le attenzioni della maestra con gli altri, a seguire nuove regole, a stare nel gruppo, ad aspettare il suo turno per utilizzare i giochi. E’ un grande cambiamento nella sua vita.

“Ci sono bambini che hanno reazioni inaspettate. Alcuni diventano all’improvviso prepotenti, altri molto timidi. Alcuni regrediscono: tornano a farsi la pipì addosso …”.

Che fare?

“Preparatelo parlandogli della scuola in modo positivo e concreto, dicendogli come si chiama la maestra; spiegategli concretamente che cosa farà, i ritmi delle sue future giornate; raccontategli che anche voi alla sue età siete andati a scuola. Ditegli che siete fieri di lui, che sta diventando grande, ma anche che troverà sempre mamma e papà, la sera per stare con lui. E nei primi tempi fate in modo che sugli altri fronti possa stare tranquillo. La routine lo rassicura, e vale la pena ricordargliela: “Quando usciamo andiamo a comprare la merenda e poi ai giardinetti, poi arriva papà e giochiamo insieme …”.

Gli si può dire: “Capisco che ti viene da piangere, piangi un po’, ma poi basta. Dopo fai vedere alla maestra il tuo libro nuovo, il gioco che hai portato da casa, fai la torre con i mattoncini …”. L’importante cioè è che il bambino capisca che i genitori riconoscono e accettano le sue emozioni, ma sappia anche che hanno fiducia nelle sue capacità di affrontare la situazione in modo positivo.

“Spesso, infatti, sono proprio le mamme ad affrontare con difficoltà la separazione. Perché in ogni mamma, insieme alla gioia di vedere crescere il proprio bambino, c’è anche il desiderio che rimanga piccolo, dipendente da lei. Sono sentimenti normali, quello che conta è fare in modo che si trasformino, anche per lei, in un momento di crescita”.







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